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Biomedical Engineering - Economia e Organizzazione Aziendale C
Completed notes of the course - Economia
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L’IMPRESA Che cos’è l’IMPRESA IMPRESA = attività economica organizzata finalizzata alla produzione di un profitto; AZIENDA = insieme dei beni materiali ed immateriali disponibili per la conduzione di una attività di impresa; DITTA = nome della società; Nuove tipologie di impresa • START UP : − Imprese appena costituite o progetti di impresa − Operanti in ambiti innovativi − Con intensi piani di crescita − Che necessitano di apporti di capitali nelle fasi iniziali − Spesso si appoggiano agli incub atori di impresa → acceleratori di start up • SPIN OFF : − Sono un sottoinsieme delle start up − = fondatori abbandonano una precedente attività svolta all’interno dell’impresa o di un’altra istituzione per prestare servizio nello spin -off − Talvolta resta “nel perimetro” dell’azienda madre, altre volte viene scorporata a tutti gli effetti Configurazioni a complessità crescente Un gruppo di imprese (o gruppo aziendale) è l’insieme di due o più aziende giuridicamente distinte (che hanno quindi diversi soggetti giu ridici) ma denominata da un unico soggetto economico. L’impresa e il suo funzionamento Di chi è l’impresa: SHAREHOLDERS e STAKEHOLDERS 1. I proprietari sono gli sha reholders. 2. Tutti i soggetti esterni che sono interessati all’attività dell’azienda sono gli stakeholders . 3. I clienti sono i fruitori dei beni e servizi . • La PROPR=ETA’ conferisce all’azienda il suo capitale ; il suo compito non è lavorare nell’azienda. =n base alla forma giuridica che vogliamo dare all’azienda, i proprietari possono essere soci o azionisti . I proprietari, in base al capitale investito, avranno una remunerazione . • La COMUN=TA’ impone dei vincoli. Ad esempio, la comunità territoriale pone dei vincoli all’impresa , come l’impatto ambientale, oppure lo Stato impone v incoli come tasse e leggi. • I PRESTATORI DI LAVORO sono quelli che forniscono le risorse all’impresa . Che cosa fa l’IMPRESA La normativa stabilisce la suddivisione delle attività economiche in due categorie : • ATTIVITA’ COMMERCIALI ➢ Industriali per la produzione di beni e/o servizi; ➢ Intermediarie nella circolazione dei beni (es: ingrosso, vendita al dettaglio); ➢ Di trasporto dei beni; ➢ Bancaria/assicurativa; ➢ Altre attività ausiliarie alle precedenti. • ATTIVITA’ NON COMMERCIALI : oltre che per gli scopi, s i distinguono per struttura organizzativa (fondazioni o associazioni) e per la natura peculiare dell’attività svolta. ➢ Agricole; ➢ Professionali (consulenza); ➢ Con scopi non imprenditoriali. Le attività commerciali e non commerciali possono essere: • Imprese PRO FIT oriented : hanno come obiettivo di accrescere il valore economico, ovvero: o di mantenere utili elevati nel tempo; o attraverso la soddisfazione dei clienti; o rispettando i vincoli provenienti dagli altri stakeholder. • Imprese NON PROFIT oriented : non hanno c ome obiettivo primario di accrescere l’utile, ma di soddisfare bisogni socialmente utili → eventuali utili sono re investiti o usati per creare riserve (non distribuiti → non ci sono azionisti ). N.B. La distinzione profit – non profit non è sempre netta. Come si costituisce l’IMPRESA Le forme giuridiche Esistono diverse angolature da cui analizzare l’impresa: • Dal punto di vista economico − Impresa come insieme di attività che trasformano input in output; − Impresa nel contesto societario. • Dal punto di vista giuridico − Impresa come soggetto di fronte alla legge; − Per avviare un’impresa è necessario individuare la forma giuridica più idonea . Forma giuridica = è la forma scelta dall’impresa relativamente alla tipologia del soggetto giuridico a c ui farà capo l’azienda, e le norme a cui esso dovrà sottostare. Esistono diverse forme giuridiche. La scelta di quale forma giuridica meglio si adatta all’azienda è uno dei momenti fondamentali della creazione di una impresa e dipende da : o Numero di promot ori o Natura attività esercitata o Dimensione attesa o Disponibilità di capitali o Grado di responsabilità che i soci intendono assumere o Possibilità o meno di ricorrere particolari forme di finanziamento N.B. Non esiste una forma giuridica ideale. Le forme societarie secondo la legislazione italiana Soggetto giuridico e soggetto economico IMPRESA INDIVIDUALE È la forma giuridica più semplice, meno onerosa e che non necessita di particolari formalità. Il titolare -imprenditore: − rischia il proprio capitale; − presta la propria attività; − è soggetto economico: esercita potere decisionale in modo esclusivo; − è soggetto giuridico: si accolla in modo solidale e illimitato tutti i diritti che soggetti terzi (stakeholders) vantano nei confronti dell’impresa; − esercita tutti i diritti dell’attività imprenditoriale (quota dell’utile); − si può avvalere del contributo dei familiari. Impresa familiare : è un’impresa familiare in cui i familiari sono “collaboratori” dell’imprenditore e hanno diritto alla partecipazione agli utili in misura massima del 49%. ❖ Vantaggi − Semplice: nella costituzione e nella snellezza decisionale; − Pochi vincoli amministrativi e fiscali in fase di avvio e gestione. ❖ Svantaggi − L’imprenditore è illimitatamente responsabile delle obbligazioni assun te dall’impresa, per le quali risponde con il proprio patrimonio personale. IMPRESA COLLETTIVA SOCIETA’ : contratto tra due o più persone (fisiche o giuridiche) che conferiscono beni e servizi per l’esercizio in comune di un’attività economica. Il CONTRATTO È costituito da due componenti: 1. ATTO COSTITUTIVO: è un documento pubblico stipulato di fronte ad un notaio e contiene informazioni dell’impresa quali il nome, i dati dei soci, la sede sociale , l’oggetto sociale, le quote dei soci . Viene poi depositato al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio locale. 2. STATUTO: è l’insieme delle regole che governano il funzionamento di una società. Non è normato ma è personale per ogni impresa. BENI e SERVIZI Vengono suddivisi in due categorie: • Monetari • Non monetari : i beni non monetari (es: un capannone, un brevetto) vengono valorizzati in termini monetari Il CAPITALE SOCIALE (CS) CS è la somma complessiva dei conferimenti monetari ed il valore monetario di tutti gli altri beni. Quota socio = conferimento de l singolo socio / CS Il socio che detiene la quota maggiore è detto socio maggioritario . UTILE e DIVIDENDI Utile : è il valore di sintesi ottenuto in via residuale dalla differenza tra ricavi e costi → utile se questa differenza è > 0 , se è < 0 è una perdit a. La distribuzione degli utili avviene in funzione della quota che ciascun socio detiene del CS. Ad ogni socio spetta quindi un dividendo proporzionale alla sua quota. Società lucrative Si distinguono in: • società di persone : ogni socio è responsabile (con i propri beni) di tutti gli impegni della società; si parla infatti di responsabilità illimitata e solidale. Sono tipicamente piccole imprese, familiari, con attività non industriali e con pochi dipendenti. • società di capitali : ogni socio è responsabile d egli impegni della società solo per il capitale conferito; si parla di responsabilità limitata ai conferimenti e non solidale. SOCIETA’ DI PERSONE Società semplice (s.s .) ❖ L’atto costitutivo non deve essere necessariamente pubblico, può consistere anche in un semplice accordo verbale; ❖ Può essere usata solo per svolgere attività non commerciali; ❖ Può avvenire una gestione disgiunta della società da parte dei soci: ciascun socio può procedere da solo agli atti di gestione, ma ciascun socio può opporsi all’operazione prima che essa sia compiuta. Società in nome collettivo (S.n.c .) ❖ È una forma giuridica molto diffusa; ❖ La responsabilità dei soci è solidale e illimitata; ❖ Un socio è responsabile della amministrazione e della gestione; ❖ L’utile viene suddiviso proporzionalmente alle quote di capitale; ❖ Il nome della società contiene il nome di un socio. Società in accomandita semplice (S.a.s.) ❖ I soci si dividono in: ▪ accomandatari : sono responsabili della gestione e degli impegni della società in modo so lidale e illimitato; ▪ accomandanti : rispondono solo del capitale investito e non hanno funzione attiva nella gestione della società; I primi cioè sono soggetti dotati di capacità imprenditoriali, ma non supportati da disponibilità di capitale sufficiente pe r il finanziamento della loro attività imprenditoriale. I secondi sono invece soggetti disposti ad investire il loro patrimonio nell’ attività nella cui gestione non intendono intervenire. ❖ L’utile è ripartito proporzionalmente alle quote di capitale; ❖ Il nom e della società contiene il nome di un accomandatario. SOCIETA’ DI CAPITALI Società a responsabilità limitata (s.r.l.) ❖ Il capitale sociale è suddiviso in quote di conferimento , non commerciabili sul mercato; ❖ Le quote non sono necessariamente proporzionali all’entità dei conferimenti; ❖ Deve costituirsi con un capitale non inferiore a 10 mila euro ; ❖ L’assemblea ordinaria e straordinaria dei soci detiene il potere deliberativo; ❖ L’amministrazione spetta a uno o più soci; ❖ Gli utili sono distribuiti ai soci proporzionalmente alle quote di capitale possedute. ❖ Possibilità di aprire una S.r.l. semplificata con costi ridotti e capitale sociale minimo di 1 euro. Società per azioni (s.p.a.) ❖ È flessibile: permette di gestire attività di diverse dimensioni; ❖ Limita il rischio dei soci al solo capitale da essi detenuto; ❖ È rapido e semplice il processo di cessione da parte di un socio della propria quota di CS, poiché questo è suddiviso in azioni (unità elementari del CS che possono essere transate); ❖ Deve costituirsi con un capitale non inferiore a 50 mila euro; ❖ Sono obbligatori i 3 tradizionali meccanismi di governance: − assemblea degli azionisti (funzione deliberativa) − consiglio di amministrazione (funzione esecutiva) − collegio sindacale (funzione di controllo) AZIONISTI Azionista = soggetto che detiene le azioni L’azione è un certificato che testimonia i diritti vantati dall’azionista sull’impresa. L’azione ha un valore: ▪ nominale , pari al valore di emissione alla costituzione del capitale sociale; ▪ di libro , pari al valore del patrimonio netto; ▪ di mercato , pari al valore corrente dell’azione sul mercato azionario. Diritti degli azionisti: • di ripartizione degli utili : all’azionista spetta una quota di dividendi proporzionale alla quota di CS detenuta; • di opzione : l’azionista può esercitare l’opzione di sottoscrivere o meno nuove azioni quando queste vengono emesse (in occasione cioè di aumenti di capitale); • di partecipazione al voto : l’azionista può votare nelle assemblee e il peso del voto è proporzionale alla quo ta di CS detenuta; • di liquidazione : in caso di fallimento l’azionista ha diritto alla restituzione del conferimento iniziale; • di recesso : l’azionista può vedersi rimborsate le azioni se l’impresa, per esempio, muta l’oggetto sociale o la propria sede. OBBL IGAZIONI L’emissione di obbligazioni rappresenta una forma di finanziamento tipica delle società per azioni. OBBLIGAZIONE : titolo di credito che incorpora il diritto alla restituzione del capitale e al pagamento degli interessi mediante cedole periodiche. Rappresenta un debito dal punto di vista della società emittente: l’impresa si impegna a remunerare a condizioni contrattualmente concordate il capitale e a restituirlo integralmente; OBBLIGAZIONI CONVERTIBILI: a scadenza, il possessore può decidere di con vertire le obbligazioni (titoli di credito) in azioni (titoli di proprietà) secondo un rapporto di concambio definito in sede contrattuale (es.: ogni 2 obbligazioni 1 azione). Società in accomandita per azioni (s.a.p.a.) ❖ è una S.p.A. con due tipologie di s oci: − Accomandatari (partecipano all’amministrazione della società e rispondono degli eventuali debiti); − Accomandanti (non partecipano all’amministrazione e si impegnano solo per il capitale versato); ❖ Può emettere obbligazioni; ❖ Ha gli stessi organi di gesti one della S.p.A. Società mutualistiche L'attività economica comune ha lo scopo di fornire beni o servizi o occasioni di lavoro ai soggetti coinvolti membri, a condizioni più vantaggiose di quelle ottenibili dal mercato. SOCIETA’ COOPERATIVE Ad essa è riconosciuta la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità, senza fini di speculazione privata. Per tali motivi gode di significativi vantaggi fiscali. Possono strutturarsi come società di persone o società di capitali e devono essere pre senti almeno 9 soci per essere cooperative. = soci sono coinvolti/cointeressati alle attività dell’impresa (es. coop agricole); Le decisioni in sede di assemblea vengono prese contando le teste e non le quote di capitale conferite. Infine , non vi è distrib uzione di dividendi, bensì gli utili potenziali non reinvestiti vengono tradotti per esempio in: − Riduzione dei costi (se coop consumo); − Aumento dei prezzi fattori produttivi (es. coop agricola) o salari (es. coop edile, infermieri, professionisti). Come si governa l’IMPRESA PROPRIETA’ e CONTROLLO = soggetti “in gioco”: − Proprietario: capitale di rischio − Controllo: possibile ruolo del management Proprietà : spetta agli azionisti in quanto apportano capitale e hanno diritto sul flusso di cassa prodotto dall’impresa. Controllo : spetta ai Manager che prendono decisioni sulla gestione aziendale. = conflitti si generano quando proprietà ≠ controllo poiché ciascun soggetto ha obiettivi specifici diversi. Definizione : I meccanismi di governo delle società -imprese, in particolare (ma non solo) di quelle che ricorrono al mercato finanziario per approvvigionarsi di denaro, devono essere tali da garantire – seppur in un contesto dominato dal rischio – una gestione improntata all’efficienza e all’i ntegrità aziendale, ovvero alla creazione di valore economico . Ossia: o La corporate governance è il sistema di regole secondo le quali le imprese sono gestite e controllate; o Obiettivo principale della corporate governance: massimizzazione del valore per gli azionisti. La corporate governance I meccanismi di corporate governance regolano 4 aspetti: • PROPRIETA’ : definizione strategia dell’azienda, delibere sull’evoluzione futura (assemblea dei soci); • AMMINISTRAZIONE : gestione della società (prendere le decision i di breve e di lungo periodo) per attuare l’oggetto sociale; • CONTROLLO SULLA GESTIONE : vigilanza sull’osservanza della legge e dello statuto, sul rispetto dei principi di corretta amministrazione ed in particolare sull’adeguatezza dell’assetto organizzati vo, amministrativo, contabile e del sistema di controllo interno adottato dalla società e dal suo concreto funzionamento; • CONTROLLO CONTABILE : verifica della regolare tenuta della contabilità sociale e della corretta rilevazione dei fatti di gestione nelle scritture contabili e verifica della cor rispondenza del bilancio d’esercizio alle risultanze delle scritture contabili. La riforma del diritto societario italiano (riforma Vietti, 2004) Obiettivo: ➢ introdurre norme più cogenti rispetto al passato; ➢ prevedere la possibilità che siano le società a introdurre liberamente nei loro statuti l'adesione a codici di autodisciplina. =n funzione dell’organo a cui sono affidate le attività precedentemente descritte (amministrazione, controllo sulla gestione, con trollo contabile), esistono 3 sistemi di governance: − Sistema tradizionale: ispirato al nostro ordinamento storico, ma rivisitato; − Sistema dualistico: ispirato all’ordinamento tedesco; − Sistema monistico: ispirato all’ordinamento anglosassone. SISTEMA TRADIZ IONALE Gli organismi di gestione sono i seguenti: − Assemblea degli azionisti (funzione deliberativa) − Consiglio di amministrazione (funzione esecutiva) − Collegio sindacale (funzione di controllo sulla gestione) − Società di revisione (funzione di controllo cont abile) Assemblea degli azionisti È costituita dagli azionisti e può essere: − Assemblea ordinaria (una volta l’anno ) ▪ Approva il bilancio d’esercizio ▪ Determina i dividendi ▪ Nomina e revoca amministratori e nomina il collegio sindacale ▪ Delibera sulla responsabilità di amministratori e sindaci − Assemblea straordinaria (senza cadenza fissa) ▪ Modifica lo statuto ▪ Stabilisce l’aumento di capitale a pagamento e l’emissione di obbligazioni Consiglio di amministrazione Composto da un numero variabile di membri, scritto nello statuto. In alcuni casi ne fanno parte anche i soci, soprattutto nelle imprese familiari, ma generalmente non in un ’impresa più grande che si quota in borsa. Detiene il potere esecutivo: o Esamina e approva le operazioni più rilevanti dal punto di vista economico, patrimoniale e finanziario o È responsabile della stesura del bilancio da sottoporre all’assemblea ordinaria degli azionisti o Riferisce agli azionisti in assemblea. o Sceglie un presidente al suo interno, se non già designato dall’assemble a. o Può delegare totalmente o in parte i propri poteri: a uno o più amministratori delegati oppure a un comitato esecutivo composto da alcuni dei suoi membri. Collegio sindacale È un organo di controllo formato da 3 o 5 persone più 2 eventuali supplenti nom inati dall’assemblea degli azionisti. Vigila su: o Osservanza della legge e dello statuto o Rispetto dei principi di corretta amministrazione o Adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile adottato dalla società e dal suo corretto funzionam ento Deve riunirsi almeno una volta ogni 3 mesi e partecipano a tutti i CdA . N.B. In caso di società quotate, la revisione contabile DEVE essere affidata ad una società di revisione. Anche le società non quotate possono comunque rivolgersi ad essa per controlli. CENNI DI STRATEGIA DEFINIZIONI Strategia come: ▪ Ricerca di vantaggi competitivi sostenibili (analisi forze esterne ed interne) ▪ “Pattern” coerente, unitario ed integrato di decisioni ▪ Modalità per stabilire le finalità dell’impresa (fini/obiettivi, mezzi) ▪ Definizione dell’ambito competitivo (aree prodotto/mercato in cui operare) ▪ Differenziazione dei compiti gestionali a livello corporate, business e funzionale ▪ Definizione del contributo economico e non che l’impresa intende dare ai p ropri stakeholder LIVELLI DI PIANIFICAZIONE: CORPORATE, BUSINESS E FUNZIONALE LIVELLI GERARCHICI DEL PROCESSO • CORPORATE: in quali campi operare (aree di prodotto/mercato) , come allocare le risorse • BUS=NESS: come competere nell’area prodotto/ mercato • FUNZIO NALE: come sviluppare le esigenze a livello funzionale del business e sviluppare le competenze esclusive Ruolo dei responsabili aziendali (funzionali e di unità di business) come punto di collegamento tra i livelli di pianificazione. Un'impresa può decide re di operare strategicamente in varie aree di business . Area di business = settore in cui decidiamo di operare (es: wellness, music). L’organigramma aziendale È la descrizione di tutti i ruoli e unità di cui è composta l’impresa nei 3 livelli. CDA → rico rdiamo che il Consiglio di Amministrazione che ha funzione esecutiva Le strategie corporate : LA MATRICE BCG ALLOCAZIONE DELLE RISORSE E GESTIONE DEL PORTAFOGLIO Compito fondamentale del corporate è l’allocazione delle risorse limitate ai diversi business/funzioni. Criterio → Creazione di valore economico In un mercato finanziario efficiente il valore del capitale proprio è dato con significativa approssimazione dal valore di mercato delle azioni ordinarie . Strategia come creazione di squilibri (vantaggi competitivi) che consentono di avere un ritorno superiore al costo del capitale. ➔ Come il singolo business crea valore? ➔ Come gestire l’insieme (portafoglio) del business per creare valore? PORTAFOGLIO : insieme di tutte le business unit d ell’impresa. Portafogli di business Esistono due tipologie “limite” di portafogli di business: − Portafogli correlati − Portafogli non correlati Nella realtà si trovano situazioni intermedie. Obiettivo: massimizzare il valore complessivo del portafoglio. Porta fogli correlati È il portafoglio di un’impresa che opera in settori molto simili tra loro. Vantaggi: ➢ Condivisione di risorse ➢ Condivisione di competenze ➢ Somiglianza dei mercati Svantaggi: ➢ Maggiore rischio → perché, essendo mercati molto simili, se uno va male potrebbe andare male anche quello vicino ➢ Maggiore complessità gestionale Esempi o: Barilla → Mulino Bianco, Voiello, Gran Cereale… Portafogli non correlati È il portafoglio di un’impresa che opera in s ettori molto diversi tra di loro. Vantaggi: ➢ “effetto banca” : posso allocare delle risorse da un’area di business già avviata in un’altra area ➢ Migliore utilizzo delle risorse umane ➢ Diversificazione del rischio ➢ Condivisione di attività comuni (infrastruttura li) Svantaggi: ➢ Gestione della complessità organizzativa ➢ Gestione della eterogeneità culturale Esempi o: Amazon → amazon prime, amazon kindle , amazon prime video… MATRICI DI PORTAFOGLIO Strumenti sviluppati per analisi di portafoglio al fine di: ▪ Determinare meglio la posizione competitiva dell’intero portafoglio ▪ Suggerire alternative strategiche per ciascun business ▪ Definire criteri e priorità di allocazione delle risorse Ipotesi di fondo: capacità di generare valore da parte di un business dipende da 2 dimensioni: − Attrattività del settore → la misuriamo con il tasso di crescita ed è la potenzialità di crescita di un’impresa − Posizione competitiva dell’unità di business in quel settore → in quale posizione siamo rispetto alla concorrenza attraverso la quota di mercato, che è la percentuale di mercato che la nostra azienda domina ed è relativa al competitor più grande. Vengono usate convenzioni. Con le matrici di portafoglio vogliamo sapere la posi zione ( → in quale quadrante si trova) l’area di business di interesse. Matrice BCG • DOG: area che ha bassa attrattività e una bassa posizione competitiva → aree in cui si può disinvestire • QUESTION MARK: posizione competitiva bassa ma una più alta attrattivi tà → non si cosa succederà perché non si sa se si riuscirà a mantenere l'attrattività aumentando la posizione competitiva • CASH COW: ha una posizione competitiva alta ma non ha un alto potenziale di crescita → business stabili • STAR: non è una posizione stab ile, infatti può diventare stabile, quindi cash cow Esempio: Barilla → il settore della pasta è un cash cow Cash cow → investo → può diventare star Solitamente quando un settore è nei dog bisognerebbe disinvestire, ma non è sempre detto che questa sia l a decisione giusta. L’IDENTIFICAZIONE DEL BUSINESS Definizione di business (area d’affari) Insieme di prodotti e servizi venduti ad un gruppo uniforme di clienti in competizione con un gruppo specifico di concorrenti e per cui è possibile definire obiettivi e strategie indipendenti. Mercato omogeneo → gruppo omogeneo di clienti (comportamento simile a prezzo/qualità/servizio); gruppo ben definito di concorrenti . MODELLO DI ABELL Strumento che si utilizza per identificare dell’area di business → inf atti a volte non è così semplice fare ciò perché a volte non ci sono dei confini ben delineati . Ha 3 ass i che aiutano a identificare l’area di business: − Funzioni svolte − Gruppi di clienti − Tecnologie N.B. Quando il nostro cliente finale è il consumatore abbiamo business to consumer ; quando invece è un’azienda abbiamo business to business . UNIT À STRATEGICA DI BUSINESS (SBU) Unità operativa o centro di pianificazione che gestisce il business con sufficiente autonomia. − Unità Operativa → divisione con un responsabile di linea − Centro di Pianificazione → ruolo di integratore volto ad orientare le risorse delle varie unità funzionali LE DETERMINANTI DI COSTO: scala, esperienza e sinergie Evoluzione dei costi totali e unitari: − Dimensione (scala) − Esperienza (tempo, volume cumulato) − Sinergie (scala congiunta, scopo) È importante distinguere tra breve termine e lungo termine. ECONOMIE DI SCALA Riduzione dei costi unitari ottimali (minimi) all’aumentare del la scala (dimensione produttiva). Esempio : la pasticceria artigianale vende a prezzi molto alti perché ha una struttura di costi molto elevati. Se diventa un’attività industriale migliorano tanti fattori che consentono di ridurre i costi e contemporaneamen te aumentare i volumi. In generale abbiamo due tipi di andamento: • Curve a “L” → all’aumentare dei prodotti ho una riduzione dei costi (riduco progressivamente il punto di minimo della curva ) • Curve a “U” → come la L ma , se superata una soglia, investo su, ad esempio, un altro macchinario, allora aumentano i costi Quando ho la produzione di un prodotto satura, ho la necessità di investire per produrre altri prodotti. Le economie di scala sono potenzialmente possibili in tutte le attività. Dimensi oni grandi non garantiscono automaticamente i benefici. ECONOMIE DI ESPERIENZA/APPRENDIMENTO Diminuzione dei costi unitari in seguito all’esperienza acquisita (in base a quan to l’impresa è stata capace di migliorare il processo produttivo grazie all’esper ienza) . L’esperienza è legata alla ripetizione/ripetitività delle attività. Misura dell’esperienza = volume cumulato di produzione → Diminuzione dei costi unitari al crescere della produzione cumulata. Aspetti rilevanti: ▪ Evoluzione dei costi nel tempo ▪ Differenti velocità di apprendimento su diverse componenti di costo ▪ Esperienza condivisa ▪ Differenze di costo tra concorrenti ▪ Coerenza ed omogeneità nell’analisi dei costi ▪ Scelta dell’arco di tempo (stabilità tecnologica) ▪ Scelta dell’unità di analisi (prodotto, segmento, business) ECONOMIE DI SCALA E DI ESPERIENZA ❖ Esperienza e Scala sono fenomeni distinti con zone di sovrapposizione. ❖ La spe cializzazione è resa possibile dalla scala e favorisce l’esperienza. ❖ Prerequisito per l ’esperienza: stabilità (tecnologica e personale) ❖ Differenze: − Scala: statica − Esperienza: dinamica ECONOMIE DI SCOPO I costi unitari di produzione diminuiscono all’aumentare della varietà (numero) di beni e servizi prodotti. Le a ttività che sono distribuite sui diversi prodotti, quindi , avranno un minor costo proprio perché questa fa del bene a molti prodotti . Derivano da: ▪ Input condivisi (impianti, campagne pubblicitarie, spese R&S) ▪ Produzione flessibile: capacità di produrre diversi prodotti con adattamenti minimi alla produzione Le strategie di business : ANALISI ESTERNA (settore) Nel definire una strategia competitiva bisogna considerare: • Attrattiv ità (redditività attesa) del settore → è il valore economico → La redditività media del settore nel lungo termine dipende da caratteristiche strutturali del settore . • Posizione competitiva dell’azienda in quel business → La posizione competitiva si determina analizzando i punti di forza e di debolezza dell’impresa. L ’ attrattività di un settore è determinata dalle leggi della competizione in quel settore: ▪ elementi che vi operano (concorrenti, acquirenti, fornitori, nuovi entranti e prodotti sostitutivi) ▪ relazioni tra di loro (forze competitive) ▪ fattori di base (tecnico -economici) che determinano tali forze ANALISI PEST Analisi dei fattori politici, economici, sociali e tecnologici. Attrattività del settore di Business ANALISI ESTERNA Posizione competitiva ANALISI INTERNA MODELLO DELLE 5 FORZE DI PORTER RIVALIT A’ INTERNA Ne fanno parte tutti i concorrenti di quello specifico settore. Tanto maggiore è la rivalità interna, tanto minore è l’attrattività dell’area di business. La rivalità è alta se vi sono: − Concorrenza sui prezzi − Battaglie pubblicitarie − Scarsa differenziazione − Bassi costi di switching dei clienti − Barriere all’uscita → costi fissi di uscita, interdipendenze strategiche, ostacoli sociali, barriere emotive Potenziali entranti Sono delle imprese che in realtà non operano in quel settore ma che potrebbero entrarci. Tanto più è facile «entrare» nell’area di business, tanto meno questa area è attrattiva. Possibili barriere all’ingresso: − fabbisogno di elevati capitali per entrare nell’AB − accesso ai canali distributivi (es.: scaffali supermarket) − svantaggi di costo (apprendimento, tecnologie di prodotto esclusive…) − differenziazione di prodotto (fedeltà consumatore) − identificazione di marca (es.: nutella…) − politica governativa (autorizzazioni, licenze…) − reazione attesa (prezzo di dissuasione…) Prodotti sostitutivi Prodotto sostitutivo = prodotto afferente ad un’altra area di business (diversa tecnologia), ma che può ins istere sugli stessi clienti e svolgere le stesse funzioni. La presenza di prodotti sostitutivi, fa diminuire l’attrattività dell’area di business. Esempio : nel settore automobilistico il car sharing potrebbe essere un prodotto che si sostituisce alla vendi ta delle automobili. Fornitori L’esclusività delle materie prime, la dipendenza della qualità del prodotto finito dalla materia prima e i costi di switch determinano il potere contrattuale dei fornitori nei confronti dell’impresa, ovvero una situazione in cui: ➔ Il fornitore ha potere di fissare il prezzo delle transazioni ➔ Il fornitore può abbandonare la transazione senza subire effetti particolarmente negat ivi per sé stesso. Tanto minore è il potere contrattuale dei fornitori, tanto maggiore è l’attrattività dell’area di business. Se un mio fornitore ha un andamento in discesa, questo avrà ripercussioni sulla mia azienda. Clienti La possibilità per il client e di esercitare pressione sui prezzi, i bassi costi di switch , la “strategicità” del cliente per il fornitore determinano il potere contrattuale dei clienti nei confronti dell’impresa, ovvero una situazione in cui: ➔ Il cliente ha potere di fissare il prezzo delle transazioni ➔ Il cliente può abbandonare la transazione senza subire effetti particolarmente negativi per sé stesso. Tanto minore è il potere contrattuale dei clienti, tanto maggiore è l’attrattività dell’area di business. Le strategie di business: AN ALISI INTERNA (forze e debolezze) L’analisi interna è importante per stabilire: 1. Come è possibile conseguire un vantaggio competitivo sostenibile? Strategia competitiva di base 2. Quali sono i fattori su cui puntare per realizzare il vantaggio competitivo? Cat ena del valore Assunzione di fondo: i punti di forza e debolezza dell’impresa alla base dei differenziali competitivi di lungo termine dipendono dal suo patrimonio di risorse e competenze critiche: o Risorse : beni pluriennali tangibili (impianti, magazzini, ecc.) e intangibili (brand, brevetti, database, reti relazionali, ecc.) o Competenze : insieme integrato di skill e tecnologie, risultato di un processo di apprendimento collettivo (organizzativo) e cumulativo (path dependent) Affinché una risorsa/ competenza sia considerata “critica” deve soddisfare alcuni requisiti (test): scarsità/unicità, non imitabilità/non sostituibilità, valore. Vantaggio Competitivo : capacità di dare un valore superiore rispetto ai concorrenti. 1. prezzi più bassi per benefici equivalenti → vantaggio di costo 2. benefici unici per cui i clienti riconoscono un prezzo superiore → vantaggio di differenziazione (mi differenzio non per il costo, ma per un beneficio essenziale per il cliente) Strategia compe titiva : ricerca e realizzazione del vantaggio competitivo. STRATEGIA COMPETITIVA La base per una redditività superiore alla media del settore nel lungo termine è avere un vantaggio competitivo sostenibile. Ci sono 3 tipi di strategie competitive, in relazi one al tipo di vantaggio competitivo ricercato (costo o differenziazione) ed al raggio di azione (ampio o ristretto). 1. Leadership di costo 2. Differenziazione 3A. Focalizzazione sui costi 3B. Focalizzazione sulla differenziazione N.B. Secondo Porter non si può stare nel mezzo: o si sceglie uno o l’altro . In realtà non è sempre così perché ci sono a ziende che possono adottare entrambi i vantaggi. 1. Leadership di costo Essere il produttore con i costi più bassi opera con un raggio d’azione più ampio. Fattori: ▪ economie di scala ▪ economie di esperienza ▪ accesso privilegiato alle materie prime (costi di approvvigionamento più bassi) ▪ controllo e riduzione di tutti i tipi di costo ▪ eliminazione dei clienti marginali Vantaggio competitivo Ambito competitivo Diminuzione costi Differenziazione Obiettivi generali Obiettivi specifici Vantaggi rispetto alle forze competitive: ➢ margini più alti dei concorrenti ➢ limiti della pressione dei clienti ➢ assorbimento delle pre ssioni dei fornitori ➢ posizione più favorevole rispetto alle barriere di entrata e ai prodotti sostitutivi Esempio : Lidl → ha abbassato i prezzi 2. Differenziazione Prodotto percepito dai clienti come unico rispetto ad una o più caratteristiche: ▪ qualità/design/tecnologia ▪ immagine di marca ▪ assistenza ai clienti ▪ livello di servizio ▪ rete di vendita Fattori: ▪ Competenze professionali ▪ Know -how e tecnologie ▪ Qualità materie prime ▪ Organizzazione Vantaggi rispetto alle forze competitive: ➢ Protezione rispetto a concorrenza ➢ Fedeltà clientela ➢ Creazione barriere all’entrata ➢ Resistenza ai prodotti sostitutivi ➢ Riduzione del potere dei fornitori Esempio : Eataly → punta sulla qualità 3. Focalizzazione o Focalizzazione sui costi (concorrenti a largo spettro hanno costi superiori) o Focalizzazione sulla differenziazione (concorrenti danno prodotti al di sotto delle esigenze) Rischi delle strategie competitive di base 1. Leadership sui costi − imitazione dei concorrenti − cambiamenti di tecnologia − perdi ta della prossimità alla differenziazione 2. Differenziazione − imitazione dei concorrenti − le basi per la differenziazione diventano meno importanti per il consumatore − si perde la prossimità ai costi 3. Focalizzazione − imitazione dei concorrenti − il segmento diminuisce di rilevanza − aumentano i vantaggi di una linea più ampia N.B. ❖ Le strategie di base non possono essere perseguite congiuntamente. ❖ Chi persegue più strategie di base ha una redditività più bassa della media. CATENA DEL VALORE Un vantaggio competi tivo sostenibile non può essere compreso se si guarda l’impresa nel suo complesso. Per fare questo, è necessario analizzare l’impresa in termini di fasi/processi/attività. Ogni attività è fonte potenziale di vantaggi di costo e/o differenziazione. Catena d el Valore : schema di riferimento che consente di analizzare le attività e le loro interrelazioni per capire le possibili fonti di vantaggio competitivo. Quindi capire come nasce il vantaggio competitivo “leggendo” dentro l’impresa. ➔ Descrive le diverse ca tegorie di attività. • Può rappresentare un metodo molto efficacie per dare un valore alle attività dell’azienda (consentendo di creare un margine tra i costi sostenuti e i prezzi di vendita, pagati dai clienti) • Serve per sollecitare il management • Serve per capire il posizionamento della nostra azienda rispetto ai competitor. Attività primarie Strettamente connesse alla creazione dei nostri output. • Logistica in entrata : attività associate al ricevimento, immagazzinamento, trasporto e distribuzione dei materiali in input al processo di trasformazione; • Operations : attività che costituiscono il processo di trasformazione degli input in prodotti finiti; • Logistica in uscita : attività connesse all’immagazzinamento del prodotto finito e alla distribuzione ai clienti; • Marketing e vendite : attività finalizzate a far conoscere il prodotto ai clienti al fine di indurre all’acquisto (pubblicità, promozione, gestione dei canali di vendita, ecc.); • Servizi : ad esempio installazione, assistenza tecnica post -vendita, fornitura di ricambi, ecc. Attività di supporto Aumentano l’efficienza delle attività primarie . o Acquisizione degli input : attività connesse all’acquisizione di tutti gli input (materie prime, componenti, macchinari, tecnologie, servizi, ecc. ) necessari per il funzionamento dell’impresa (ad esempio: selezione dei fornitori, negoziazione, stesura contratto); o Gestione delle risorse umane : attività di selezione, assunzione, formazione, sviluppo ed incentivazione del personale; o Sviluppo delle tecn ologie : attività di ricerca e sviluppo, di ingegnerizzazione, ecc.; o Altre attività : quali amministrazione legale, finanza, gestione della mensa aziendale, ecc. La catena del valore dell’impresa è inserita in un sistema del valore. =l vantaggio competitivo non dipende solo dalla catena del valore dell’azienda (business unit), ma anche da come essa “si adatta” nel sistema del valore complessivo. Legami verticali ed integrazioni orizzontali sono ricercati tramite integrazione o accordi (coordinamento e condivisione delle catene del valore tra i partner). BILANCIO: ELEMENTI DI BASE Il bilancio è il principale documento di accountability esterna delle imprese. Il bilancio ha due peculiarità: − Si focalizza su dati economico -finanziari − È costruito attraverso regole precise definite per legge Qui focalizziamo l’attenzione sul Bilancio Annuale; le imprese sono tuttavia tenute a pubblicare anche delle relazioni infrannuali (semestrali e trimestrali). Il bilancio : ➢ È uno strumento informativo ➢ Informa su: ▪ Capacità di produrre reddito ▪ Le determinanti della produzione di reddito ▪ Entità del patrimonio ▪ La situazione finanziaria ➢ È consultabile su richiesta da chiunque ➢ È normato Il bilancio IAS/IFRS Il Bilancio IAS/IFRS è compos to dai seguenti documenti: − Stato patrimoniale − Conto economico − Prospetto delle variazioni delle voci di patrimonio netto − Rendiconto finanziario − Note al bilancio + relazione introduttiva (Relazione sulla Gestione) Gli IAS/IFRS non forniscono schemi rigidi ma elencano un contenuto minimale dei prospetti di bilancio. Gli standard setter nazionali si occupano di “specificare” i contenuti → lo standard setter italiano è l’Organismo =taliano di Contabilità (O=C) . Obbligo IAS: imprese quotate Lo IASB (International Accounting Standards Board) ha emanato gli IAS (International Accounting Standards) e ora emette IFRS ( International Financial Reporting Standards). LE PROSPETTIVE CONTABILI Non è detto che i ricavi co incidano con le entrate di cassa; lo stesso per le uscite di cassa e i costi. Esempio : vendo 100 paia di scarpe, ma 20 di queste vengono pagate l’anno dopo • Ricavi: 100 • Entrate di cassa: 80 Il Bilancio si riferisce ad un orizzonte temporale di 12 mesi ch iamato esercizio contabile . I documenti presenti nel bilancio fanno riferimento a due prospettive diverse: ❖ La competenza economica − Stato patrimoniale − Conto economico − Prospetto delle variazioni delle voci di patrimonio netto ❖ La prospettiva di cassa − Rendic onto finanziario Il principio di COMPETENZA ECONOMICA Transazione (vendita prodotti) N.B. Questi due eventi possono coincidere se l’atto di vendita coincide con l’atto di pagamento. Evento economico : momento in cui la transazione ha effetto (L’impresa emette la fattura per la vendita dei prodotti) Evento finanziario : momento in cui si registrano i flussi di cassa (Ricezione pagamento per la vendita dei prodotti) Gli effetti di una transazione e di altre operazioni sono riconosciuti in bilancio con riferimento alla competenza economica (evento economico) e non quando si manifesta l’effettiva entrata/uscita di cassa (evento finanziario). Ricavi → = ricavi sono contabilizzati nell’esercizio in cui si verifica l’evento econo mico, indipendentemente dalla remunerazione finanziaria. Costi → I costi sono registrati quando hanno un riflesso in un ricavo: − Relazione di causa effetto con i ricavi (costi sostenuti per la realizzazione dei prodotti/servizi ) − Ripartizione del costo di be ni pluriennali − Contabilizzazione diretta nell’anno in cui vengono sostenute per le spese non direttamente correlate ad un ricavo (costi sostenuti per beni /servizi dei quali si esaurisce l’utilità o la funzionalità , che quindi non si possono mettere in scorta) Il principio di competenza economica consente di definire: o Ricavi, Costi e Utile nel conto economico o Variazioni in Attività, Passività e Patrimonio degli azionisti nello Stato Patrimoniale La PROSPETTIVA DI CASSA La contabilizzazione di cassa viene utilizzata per redigere il rendiconto finanziario. Essa è sicuramente più immediata e registra le entrate di cassa e le uscite di cassa. Flussi di cassa: − Incassi di vendite − Pagamento per acquisto di materiali − Incasso crediti − Restituzione debiti − Pagamento liquidazioni STATO PATRIMONIALE Fotografia ad un istante fissato della situazione aziendale. Ci racconta la consistenza delle risorse dell’impresa alla fine dell’anno dell’esercizio contabile → non ci dice quanto è stata la produzione o il profit to della nostra azienda. • ATT=VO: risorse a disposizione dell’impresa → come queste risorse vengono impiegate per l’attività dell’impresa (es. tecnologie di produzione, immobili, soldi in banca ma NON il personale perché non ne è proprietaria) • PASSIVO: diri tti vantati dai soggetti economici → tutte le risorse apportate dai soci o da esterni → capitale (spiego di chi sono le risorse a disposizione dell’azienda come azionisti e banche che ha prestato soldi con cui sono stati magari comprati gli impianti ) CONT O ECONOMICO Sintesi dei flussi di natura economica (in e out) su un arco temporale dato (esercizio contabile). Centrato sulla rilevazione delle operazioni di gestione: − Scambio ed evento economico e finanziario; − Il principio di competenza economica (utili e ricavi) . RENDICONTO FINANZIARIO Prospetto che mette in evidenza i flussi finanziari di un ’impresa nell’esercizio. A differenza di CE e SP non è regolamentato, vengono infatti proposti schemi alternativi. Consente di capire la capacità di autofinanziament o della singola impresa. NOTA INTEGRATIVA Strumento essenziale per leggere il bilancio. Contiene tutte le informazioni di dettaglio circa le singole poste di bilancio. La nuova normativa introduce anche il prospetto delle variazioni di PN (patrimonio netto) come ulteriore elemento di trasparenza. Le RELAZIONI • Relazione degli Amministratori sulla gestione : è rivolta ai soci e alla stampa, descrive le principali scelte di gestione e la situazione complessiva; • Relazione dei Sindacati : attesta la correttezza delle scritture di bilancio e il regolare svolgimento dei CdA; • Relazione di Certificazione : stesa da società di revisione , fornisce una ulteriore garanzia della attendibilità delle scritture contabili. BILANCIO CONSOLIDATO Necessario quando l’azienda appartiene ad un gruppo di aziende → è il bilancio del gruppo I POSTULATI Sono regole di carattere generale cui devono uniformarsi i principi contabili applicati alle singole poste di bilancio. I principali postulati sono: 1. Completezza de ll’informazione 2. Neutralità (imparzialità) 3. Prudenza 4. Periodicità della misurazione 5. Competenza economica 6. Prevalenza degli aspetti sostanziali su quelli formali 1. Completezza dell’informazione Le informazioni incluse nel bilancio devono essere complete e scat urire da un insieme organico di documenti, sintetizzando le operazioni dell’impresa in un determinato tempo passato. Il bilancio deve essere predisposto in maniera da essere di concreta utilità per il maggior numero di destinatari, i quali debbono trovare nei dati in esso esposti la base comune per la composizione degli interessi contrapposti. N.B. =l bilancio non fornisce sufficienti indicazioni sulla capacità dell’impresa di generare reddito nel futuro. 2. Neutralità Il bilancio deve essere predisposto per una molteplicità di destinatari e deve fondarsi pertanto su principi contabili indipendenti e imparziali, senza servire o favorire gli interessi o le esigenze di particolari gruppi. L’imparzialità deve essere presente in tutto il procedimen to formativo del bilancio e soprattutto per quanto concerne gli elementi soggettivi (determinazione della vita utile di un impianto, svalutazione del magazzino per obsolescenza…). 3. Prudenza Il postulato della prudenza si estrinseca essenzialmente nella r egola: i profitti non realizzati non devono essere contabilizzati, mentre tutte le perdite – anche se non definitivamente realizzate, purché note – devono essere riflesse in bilancio. Gli “eccessi” di tale principio devono essere evitati perché pregiudizie voli degli interessi degli azionisti. =l principio della prudenza deve rappresentare non l’arbitraria riduzione di redditi e di patrimonio, bensì la qualità dei giudizi nel procedimento valutativo. 4. Periodicità della misurazione Il bilancio si riferisce ad un periodo amministrativo (o esercizio contabile) ben definito e non all’intera vita dell’impresa. L’esercizio contabile solitamente coincide con l’anno solare, ma in alcuni casi è possibile faccia riferimento a periodi più limitati e/o inizi in un dive rso periodo dell’anno. 5. Competenza economica È il principio di base per la contabilizzazione delle operazioni di gestione. L’effetto delle operazioni e degli altri eventi deve essere rilevato contabilmente ed attribuito all’esercizio al quale tali operazioni ed eventi si riferiscono e non a quello in cui si concretizzano i relativi movimenti di numerario (incassi e pagamenti). • La determinazione del risultato d’esercizio implica un procedimento di identificazione, misurazione e correlazione dei ricav i e dei costi relativi. I RICAVI = Ricavi vengono rilevati come di competenza dell’esercizio contabile nel momento in cui nel periodo considerato: ➢ si è verificata l’erogazione del servizio e/o è avvenuta la vendita del bene ➢ esistono trasferiti i principali rischi e benefici connessi al titolo di proprietà del bene I COSTI = Costi vengono rilevati come di competenza dell’esercizio contabile nel momento in cui nel periodo considerato: ➢ si manifesta il ricavo del bene/servizio cui il costo è associato ➢ l’impresa impiega un bene/servizio di cui esaurisce l’utilità o la funzionalità ➢ l’impresa impiega una quota – determinabile su base razionale e sistematica – dell’utilità o della funzionalità di un bene avente durata pluriennale La quota annuale (costo di c ompetenza economica) del costo di un bene avente natura pluriennale viene denominata AMMORTAMENTO. 6. Prevalenza degli aspetti sostanziali su quelli formali Le operazioni di gestione possono essere osservate sotto due aspetti: − forma giuridica → prevale il principio della proprietà − sostanza economico -finanziaria → prevale il principio della assunzione dei benefici e degli oneri correlati all ’operazione Nel bilancio, in caso di contrasto fra le due visioni, deve prevalere la sostanza economico - finanziaria. Il leasing finanziario è un servizio che consente all’impresa di acquistare un bene strumentale alla propria attività attraverso un terzo soggetto definito locatore, come una società di leasing, che procede con l’acquisto per poi concedere il bene in locazi one all’azienda a fronte del pagamento di un canone periodico . Al termine del periodo stabilito per la locazione, l’imprenditore potrà scegliere se riscattare il bene a un prezzo prefissato, o lasciarlo alla società di leasing. STATO PATRIMONIALE : ATTIVO E PASSIVO Lo Stato Patrimoniale Descrive la situazione patrimoniale dell’impresa, come entità giuridica , in un dato istante. È composto da due sezioni: l’ attivo , che ci dice quindi come le risorse vengono impiegate dall’impresa, e il passivo , che descrive tutte le risorse apportate all’impresa quindi capitale dei soci e capitale di debito . Attivo e passivo devono coincidere perché le risorse apportate devono essere poi utilizzate. ATTIVO PASSIVO PATRIMONIO NETTO = capitale proprio • Capitale (capitale sociale ) • Utile (lo ricaviamo dal conto economico) • Riserve (parte dell’utile reinvestito nell’azienda) ATTIVO NON CORRENTE • Immobilizzazioni materiali (impianti) • Immobilizzazioni immateriali (brevetti) • Immobilizzazioni finanziarie (partec ipazioni) • … PASSIVIT À NON CORRENTE • Debiti finanziari di lungo periodo • TFR • … ATTIVO CORRENTE • Rimanenze • Cassa • Crediti commerciali • … PASSIVIT À CORRENTE • Debiti finanziari di breve periodo • Debiti commerciali • … Attivo non corrente : beni tangibili che apportano un’utilità a più di un esercizio e si dividono in 3 tipi di immobilizzazioni. Attivo corrente : dove ci sono le liquidità (soldi che rimangono nel conto corrente). La distinzione tra attività correnti e non correnti è fatta con riguardo al ciclo operativo dell’impresa, definito come il tempo che intercorre tra l’acquisizione di beni p er il processo produttivo e la loro realizzazione in disponibilità liquide o mezzi e quivalenti. Immobilizzazioni = attività Attività materiali : beni tangibili per più esercizi contabili (anche gli investimenti imm obiliari) Attività immateriali : brevetti, licenze Attività finanziarie : partecipazioni in altre imprese → l’impresa decide di comprare azioni di altre imprese, così da sperare di ottenere una remunerazione Rimanenze : possono essere di due tipi, sia prodotto finito (scarti) sia di materie prime N.B. Il pagamento effettivo ric evuto va nelle disponibilità liquide, mentre quello che ci si aspetta entro l’anno prossimo va nei crediti commerciali. Alcuni concetti preliminari Il “FAIR VALUE” • A che valore si iscrivono le risorse? Gli IAS/IFRS prevedono due modalità di valorizzazione delle risorse: − Il modello del costo, unico previsto dai principi tradizionali italiani basato sul costo d’acquisto − Il modello della rivalutazione , basato sul valore di mercato Il secondo modello si basa sul concetto di fair value (o valore equo). Definizio ne : il fair value è l’ammontare a cui un’attività può essere scambiata o una passività estinta in una transazione fra parti indipendenti, consapevoli e disponibili. =l concetto di fair value riflette valori oggettivi esterni all’impresa legati alla conosce nza e alle stime di venditori e acquirenti (consapevoli e disponibili). La determinazione del fair value quindi si riferisce generalmente al valore di mercato ; tuttavia , gli IAS/IFRS danno indicazioni specifiche per le diverse categorie, ad esempio: − Terreni e edifici : valutazione tramite perizia (non obbligatoria) − Impianti e macchinari : valutazione tramite perizia (non obbligatoria) − Attività immateriali (avviamento): flussi finanziari futuri attualizzati Inoltre, non esiste una sola modalità di valutazione: o Benchmark treatment (BT), ovvero la modalità di valutazione consigliata per la voce in oggetto o Allowed treatment (AT), ovvero le modalità di valutazione consentite in alternativa per la voce in oggetto ATTIVO ATTIVO NON CORRENTE IMMOBIL I, IMPIANTI E MACCHINARI Beni detenuti dall’impresa, di uso durevole, come strumentali per la produzione del reddito → utilizzo diretto nella produzione di beni o servizi, per usi nell’amministrazione aziendale . Esempi: terreni, fabbricati, macchinari, mob ili e attrezzature, macchine d’ufficio Valore iniziale : l’iniziale iscrizione delle immobilizzazioni materiali è al valore di acquisizione . Valore successivo : valore di acquisizione al netto degli ammortamenti cumulati e di eventuali svalutazioni per riduz ioni di valore . L’ammortamento Definizione : quota del valore di un bene pluriennale attribuita alla competenza di un determinato esercizio contabile . Ogni anno il valore al quale l’immobile è iscritto a bilancio viene ridotto della quota parte di ammortamento . La determinazione dell ’ammortamento necessita di definire: − La durata dell’ammortamento (vita utile) − Quota annuale (metodo di ripartizione) = − ������ ������ ������������ ������ Valo re residuo: valore monetario che l’impresa potrebbe ricevere dalla vendita del bene a l termine dell a vita utile. Di anno in anno, il valore dell’immobile viene così calcolato: ������ ′������������ ()= ������ ������ − ∑ ������ (0→ ) N.B. I terreni, salvo particolari situazioni come cave e discariche , sono considerati a vita utile illimitata → non sono soggetti ad ammortamento. N.B.B. Se il bene è costituito da più compo nenti significative aventi vite utili differenti, l’ammortamento è calcolato per ciascuna componente. Gli IAS/IFRS concedono vari criteri di ammortamento per ripartire sistematicamente i l valore ammortizzabile di una ben durante la sua vita utile: o Il metod o a quote costanti o Il metodo a quote proporzionali ai valori residui : quota di ammortamento decrescente durante la vita utile o Il metodo per unità di prodotto : quota basata sull’utilizzo atteso o sulla produzione ottenuta dal bene L’entità seleziona il meto do che riflette più fedelmente la modalità di consumo attesa dei benefici economici futuri generati da un bene. Modello del costo (lineare) (BT) Ogni anno il valore al quale il bene è riportato a bilancio è pari al costo di acquisto al netto degli ammortam enti cumulati . Esempio : impianto acquistato il 31/12/2021 per 1000 k€, vita utile pari a 5 anni, valore residuo pari a 200 . Ammortamento = (1000 – 200) / 5 = 160 → nel conto economico =l residuo lo considero nell’anno successivo ai 5 anni per poi rivalutare il bene. Modello lineare 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Valore al 31/12 1000 840 680 520 360 200 200 Ammortamento 0 160 160 160 160 160 0 Nell’ammortamento del 2021 devo mettere 0 perché l’ho comprato il 31/12/12 e il macchinario non l’ho mai usato . Se l’avessimo comprato il 1/01/12 avremmo dovuto mettere 160. Se l’avessimo comprato il 1/07/12 invece 80. Modello dei fair value Ogni anno il valore al quale il bene è riportato a bilancio è pari al fair value (valore di me rcato) del bene. Il fair value viene confrontato con il valore atteso a bilancio del bene: • Nel caso in cui il fair value sia maggiore, si ha una rivalutazione del bene • Nel caso in cui il fair value sia minore, si ha una svalutazione del bene In entrambi i casi di procede al ricalcolo dell’ammortamento usando la vita utile residua → si “bilancia” la variazione del valore del bene in una apposita riserva di Passivo di Stato Patrimoniale oppure in Conto Economico. Esempio : al 31/12/2013 il bene vien e rivalutato di 60k €; al 31/12/2015 viene svalutato a 50k€ Fair value 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Valore al 31/12 1000 900 725 500 350 200 200 Ammortamento 0 160 175 175 150 150 0 Variazione fair value +60 -50 Al 31/12/13 il bene raggiunge il valore di 900k€ (= 1000 – 160 + 60). L’ammortamento per gli anni successivi diventa (900 – 200) / 4 = 175k€, con 4 che rappresentala vita utile residua. Al 31/12/15 il bene raggiunge il valore di 500k€ (= 725 – 175 – 50). L’ammortamento per gl i anni successivi diventa (500 – 200) / 2 = 150k€. Impairment Test ➢ È indipendente dal modello di valutazione adottato ; ➢ È periodicamente obbligato dagli IAS ; ➢ È una valutazione della recuperabilità del valore di iscrizione , c ioè dobbiamo essere sicuri che il valore scritto sia sempre quello; ➢ Serve per tenere allineati i bilanci delle aziende alla realtà . L’impa irment test non ammette rivalutazione : a bilancio deve essere iscritto il valore minimo tra il valore ottenuto con il modello lineare ed il valore re cuperabile , a sua volta pari al massimo tra valore di mercato (= fair value – oneri di vendita ) e valore d’uso . Esempio : al 31/12/201 3 il bene viene rivalutato di 60k€ con =mpairment Test; al 31/12/2015 viene svalutato di 50k€ con =mpairment Test Impairment Test 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Valore al 31/12 1000 840 680 470 335 200 200 Ammortamento 0 160 160 160 135 135 0 Variazione IT 0 -50